Quando il progresso entra in casa, la sedentarietà dilaga
- redazione
Il possesso di auto, televisione o computer ci rende sicuramente la vita più semplice, ma favorisce sedentarietà e cattiva alimentazione. Con effetti negativi sulla salute, in misura diversa a seconda del livello economico. Sono questi, in estrema sintesi, i risultati del Prospective Urban Rural Epidemiology (“Pure”) Study recentemente pubblicato sul Canadian Medical Association Journal.
I ricercatori sono partiti dal presupposto che avere a disposizione uno o più tra questi status symbol del progresso possa influenzare in senso sfavorevole il proprio stile di vita. E, a lungo andare, portare a un aumento della diffusione di diabete e obesità. Tra gli oltre 150 mila adulti di 35-70 anni reclutati in 17 diversi Paesi rappresentativi di uno spettro ampio di condizioni socioeconomiche, il possesso di tutti e tre i mezzi varia dal 4% all’83% in funzione del reddito e del luogo di residenza (città o campagna). È inoltre in relazione inversa con i livelli di attività fisica e diretta con il tempo passato seduti, la quantità di calorie introdotte e i parametri antropometrici utilizzati per la diagnosi di sovrappeso e obesità (indice di massa corporea e circonferenza vita).
La tv sul banco degli imputati
Nell’insieme, il rischio di diabete e obesità aumenta del 40% circa quando in casa è presente uno qualsiasi tra auto, televisore o computer. Non è difficile intuire che è la televisione la maggiore responsabile di comportamenti non salutari e delle malattie croniche a essi associate. Al pc, invece, sono imputate meno colpe. Se infine si considera il fattore economico, il rischio aumenta nei Paesi a basso reddito - più che triplo per l’obesità e circa doppio per il diabete - mentre risulta praticamente nullo in quelli più ricchi. «Adottando le abitudini dei Paesi economicamente più sviluppati, presto anche quelli a reddito medio-basso raggiungeranno tassi simili di incidenza e prevalenza di malattie croniche, a causa del dilagare di sedentarietà e cattiva alimentazione. Senza adeguati interventi, dobbiamo quindi attenderci conseguenze devastanti per la salute pubblica», commenta Scott Lear, ricercatore canadese che ha diretto lo studio.
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