Già nel 2004, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva individuato nella riduzione della velocità e del volume del traffico nelle aree urbane un importante obiettivo di salute. La ragione più forte è la mortalità associata agli incidenti, che in tutto il mondo uccidono 1,24 milioni di persone all’anno: per il 20% si tratta di pedoni e utenti “deboli” della strada.
mobilità
Incoraggiare le persone a diversificare le modalità di spostamento in città, proponendo un cambiamento concreto e misurabile delle abitudini di mobilità. Mics (Mobility Integration for Community Solutions o “mobilità integrata per una comunità che sperimenta”) è un’interessante e innovativa esperienza che ha avuto luogo a San Salvario, quartiere multietnico torinese dove l’integrazione è una priorità.
Tra tutte le soluzioni di mobilità alternativa più attente alla tutela di ambiente e salute, i cittadini europei preferiscono l’auto condivisa. Anche più dell’acquisto di una macchina elettrica, ancora penalizzata da un mercato in crisi profonda.
Modificare in modo radicale il Codice della strada per venire incontro alle esigenze della cosiddetta “utenza debole”, pedoni e ciclisti in primis. La richiesta formale arriva dall’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci), nel corso di un incontro a Roma durante il quale è stata presentata una proposta articolata per la commissione Trasporti della Camera e il Governo.
Ripensare il paradigma della mobilità per le città del terzo millennio. È con questo ambizioso obiettivo che lunedì 28 ottobre prende il via la prima edizione di Citytech, una due giorni di incontri per indirizzare le scelte e ridefinire i paradigmi su mobilità e trasporti nel nostro Paese. Intorno allo stesso tavolo siedono rappresentanti del mondo delle imprese, dell’associazionismo, decisori, politici, esperti di tecnologie, media e cittadini.
Musica incalzante e velocità, in tutto. Dalle macchine che sfrecciano per strade trafficate ai bracci meccanici delle piattaforme di estrazione del greggio. E ancora incidenti, luci, rumore, inquinamento. Tutte immagini associate all’uso dell’automobile e contrapposte al relax di un viaggio con i mezzi pubblici, sia per il trasporto urbano che per gli spostamenti più lunghi. Per città più verdi, trasporti sostenibili, una dimensione più “umana” delle relazioni personali e un’economia più dinamica.
Meno traffico e smog, più salute e movimento. Un’utopia per un Paese come l’Italia dove, nonostante la crisi, secondo l’Istat circolano ancora più di 600 auto ogni mille abitanti? La soluzione in realtà c’è e si chiama “intermodalità”. Si tratta della possibilità di lasciare a casa il veicolo privato e utilizzare diversi mezzi di trasporto (bici, a piedi, metropolitana, treno, autobus ecc) per effettuare gli spostamenti quotidiani, rendendo così meno caotiche e inquinate le nostre città.
Un milione di euro per supportare nuove soluzioni dedicate alla sostenibilità urbana. Lo prevede il bando lanciato nell’ambito del progetto Cnr “Energia da fonti rinnovabili e Ict per la sostenibilità energetica”, frutto della collaborazione tra Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e Associazione nazionale comuni italiani (Anci).
Mercoledì 5 marzo il Tar del Lazio sarà chiamato a decidere sul ricorso presentato dai comitati civici del quartiere Esquilino di Roma, in merito alla legittimità della pedonalizzazione dei Fori avviata lo scorso agosto. Sarà un giorno chiave per le sorti di quest’opera così tanto voluta e promessa fin dalla campagna elettorale dal neo-sindaco della capitale, Ignazio Marino. Un progetto ambizioso che ha fatto sognare, discutere e anche litigare.
Una rivoluzione provocata dalle ristrettezze imposte dalla crisi economica, ma anche dalla lenta e continua diffusione di una nuova cultura della mobilità, che sta capovolgendo il nostro rapporto con l’automobile: pagare l’uso effettivo del mezzo, non la sua proprietà.