Nessun obbligo di certificazione per chi pratica attività ludico-motoria. Lo ribadiscono le nuove linee guida sui certificati per svolgere attività fisica, contenute nel decreto ad hoc firmato dal ministro della salute Beatrice Lorenzin. Il decreto è stato inviato alla Corte dei conti per la registrazione ed è ora in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
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«Molti dei certificati sanitari richiesti ai cittadini non hanno alcun significato sanitario. Spesso non certificano nulla di certificabile e costringono il medico che li rilascia a illazioni, previsioni, predizioni e a un esercizio della prognostica che si rivela molto prossimo alla divinazione. La possibilità che un certificato si approssimi alla realtà è remota; la sua efficacia è generalmente nulla; il suo scopo è la trasformazione del facile nel difficile tramite l'inutile».
Scorrendo la documentazione proveniente dal centro studi di Domenico Corrado a cui rimanda l’articolo di Francesco Di Matteo recentemente pubblicato su azioni quotidiane, scopriamo che l'incidenza di morte improvvisa nella popolazione è di 1 ogni 100.000 all'anno, 0,9 per 100.000 tra i non sportivi
Sono ormai diversi anni che la medicina dello sport pubblica sta cambiando volto e organizzazione. In particolare, ha aggiunto ai propri obiettivi la prevenzione delle malattie croniche e la promozione dell’esercizio fisico praticato in modo sistematico, controllato e regolare. Questo però non significa delegare al ruolo che da oltre mezzo secolo gli è stato assegnato: e cioè valutatore l’idoneità psicofisica all’attività sportiva agonistica e non.
Con l’approvazione definitiva del “decreto Fare” da parte del Parlamento, il 9 agosto il Governo ha abolito con un tratto di penna l'obbligatorietà dell'elettrocardiogramma per le attività non agonistiche e il certificato per quelle ludico-motorie e amatoriali.
Il dibattito sull’obbligo di certificazione per l’attività motoria inaugurato dai recenti, controversi, interventi di legge sembra aver solo sfiorato una questione che è invece centrale, soprattutto in una prospettiva di sanità pubblica. E cioè: è accettabile sul piano etico obbligare chi fa attività fisica e sportiva a munirsi di un certificato medico?
Certificato di idoneità e attività fisica: se affrontiamo la questione in termini reali e non emotivi, emerge con chiarezza che la richiesta del certificato medico di idoneità allo sport non agonistico ha uno scopo meramente burocratico-assicurativo ed è praticamente inutile in termini di prevenzione di incidenti sanitari.