Un settore ad alta intensità produttiva

Investire nel "green & healthy" ha effetti positivi sull’economia e permette di creare nuovi posti di lavoro a livello locale.
15/04/2014
  • Maria Rosa Valetto
green economy

È probabilmente vero che la filosofia che ruota attorno alla sostenibilità sia lontana dal consumismo più esasperato. Ma non si può certo affermare che sia ostile o disinteressata agli investimenti, allo sviluppo economico e, in ultima analisi, al profitto. A ribadirlo in maniera netta è il nuovo documento a cura dell’Oms Europa “Unlocking new opportunities - Jobs in green and healthy transport”, che mette bene in evidenza come investire in mobilità green and healthy generi occupazione e sia labour intensive.

Soldi ben spesi
Secondo stime del 2012 dell’American Public Transport Association, investimenti per 17,8 miliardi di dollari e spese per 37,8 miliardi di dollari hanno generato ben 2 milioni di nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti. Il che corrisponde a 36.000 posti di lavoro all’anno per ciascun miliardo di dollari speso o investito. Una valutazione analoga applicata al contesto europeo e basata sullo studio di casi di letteratura ha restituito numeri un po’ più contenuti, ma comunque interessanti: in Europa, infatti, per ogni miliardo di euro investito in trasporti pubblici e ferrovie, si creano 21.500 nuovi posti di lavoro all’anno.

Entrando un po’ più nel dettaglio, sono il trasporto attivo e soprattutto il trasporto pubblico ad assorbire più risorse umane. Quest’ultimo, per esempio, richiede molto personale operativo e manutentore. Senza contare i benefici indiretti per gli utenti - lavoratori, pendolari o studenti - che nelle grandi aree urbane derivano da un servizio pubblico efficiente e di qualità.

Un’occasione per lo sviluppo del territorio
Rispetto alla costruzione di strade, che a dire il vero è il settore più penalizzante quanto a labour intensity (un po’ meglio si piazza la costruzione di reti ferroviarie), risultano vincenti trasporto attivo, trasporto pubblico e le iniziative di sviluppo della mobilità ciclabile e pedonale: per ogni milione di dollari impegnato si creano in media 11 posti di lavoro investendo in mobilità ciclabile, 10 in mobilità pedonale, 8 in costruzione di strade. Questi dati si riferiscono agli Stati Uniti, ma sono praticamente sovrapponibili anche a quelli britannici. È importante sottolineare come tutte queste nuove opportunità di occupazione riguardino imprese e lavoratori che operano a livello locale, con risorse fresche che quindi potrebbero essere reinvestite sulla valorizzazione e sullo sviluppo del territorio. Coinvolgendo inoltre settori piuttosto diversificati: dalla metalmeccanica ai servizi, dall’informatica alla logistica.

Qualche approfondimento in più è stato fatto sul mondo della bicicletta. Per esempio, uno studio finanziato dal governo francese ha valutato le dimensioni della cycling economy, giungendo a concludere che l’adozione della bicicletta come mezzo di trasporto esprime un potenziale di 33.000 nuovi posti di lavoro diretti. In altri termini: 10 posti per milione di fatturato, ben più dei 2,5 posti per milione di fatturato garantiti dall’industria automobilistica. I lavoratori sarebbero collocati per la metà in attività turistiche, per circa un quinto nel commercio e, per il resto, si dividerebbero fra infrastrutture, produzione e servizi.

Una rivoluzione nei modelli produttivi
Se è vero che i trasporti sostenibili offrono così tante opportunità occupazionali in più rispetto a un settore chiave dell’industria come quella dell’auto, allora viene spontaneo chiedersi se la crescita della mobilità green and healthy non affossi o comunque non si realizzi a scapito di attività imprenditoriali e professioni più “tradizionali”.

Senza dubbio l’industria automobilistica, con tutto il suo indotto, è la prima candidata a farne le spese. Anche se al momento, almeno in Europa, soffre di altri e ben più gravi “mali”, primi tra tutti la sovracapacità produttiva, la delocalizzazione con manodopera a basso costo e la meccanizzazione. Dati francesi e tedeschi affermano che proprio la mobilità green and healthy potrebbe riassorbire i posti di lavoro persi dall’automotive a seguito dell’adozione di nuove modalità di trasporto. Gli stessi costi e le tasse sui carburanti - insieme ai minori consumi provocati dalla riduzione del numero dei veicoli in circolazione e dalla maggiore efficienza dei motori di ultima generazione - subirebbero riassestamenti significativi, con entrate più ridotte per le casse dell’erario. Entrate che però nel medio-lungo periodo sarebbero compensate dalle minori uscite per spese sanitarie da patologie associate all’inquinamento ambientale. Così come dalla progressiva riduzione del peso delle malattie croniche, grazie all’adozione di stili di vita più attivi favoriti dalla mobilità nuova. Insomma, pare proprio che il verde della sostenibilità e quello delle banconote di “paperoniana” memoria siano sfumature che in fondo stan bene insieme.

 

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