Lavorare in modo green e salutare, si può?

Sono numerose le occasioni per fare occupazione nel settore della mobilità alternativa, anche per l’indotto.
15/04/2014
  • Debora Serra
nuovi lavori green & healthy

Dall’industria metalmeccanica per la costruzione di treni e biciclette al rilancio di professioni legate ai servizi come conducenti, bigliettai, addetti alle pulizie e alla sicurezza. Ma anche l’impiego di figure con competenze progettuali, ingegneristiche e di design. Senza dimenticare il mondo di tecnologi e informatici per la gestione e la logistica della mobilità, o gli sviluppatori di veicoli a basse emissioni. Infine, si fanno largo inedite professioni per inventare e proporre soluzioni amministrative e gestionali per servizi come il car e bike sharing. Sono solo alcuni dei settori occupazionali e delle figure professionali che ricadono sotto l’ampio cappello di mobilità sostenibile.

Delle opportunità offerte da innovativi modelli di trasporto tratta proprio il documento dell’Oms Europa “Unlocking new opportunities - Jobs in green and healthy transport”, appena pubblicato in occasione del “Fourth High-level Meeting on Transport, Health and Environment (4hlm)” (Parigi, 14-16 aprile 2014). Il testo, che presenta i risultati di numerose ricerche e indagini, parla chiaro: sono decine di migliaia i posti di lavoro, green e salutari, correlati alla cosiddetta “mobilità nuova”.

Questione di definizioni
Il documento fornisce una definizione esaustiva di questo nuovo fenomeno. Un lavoro nel settore dei trasporti viene definito “green e salutare” se rispetta due criteri fondamentali. Innanzitutto, essere parte di una strategia mirata al contrasto del cambiamento climatico, attraverso la riduzione delle emissioni e il miglioramento dell’efficienza energetica. Ma non solo: per rientrare nella definizione, queste attività devono contribuire anche alla promozione e all’utilizzo di modalità di trasporto più sicure, pulite e attive, in grado di ridurre i rischi per la salute e favorire l’esercizio fisico. Infine, un lavoro è green e salutare se contribuisce al raggiungimento di uno o più tra questi obiettivi: ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico, le emissioni di gas serra e il consumo energetico, favorire la sicurezza di ciclisti e pedoni e migliorare l’efficienza dei trasporti.

All’interno di questa definizione rientrano poi tre categorie: i lavori diretti, indiretti e indotti. I lavori diretti sono quelli correlati alla creazione e alla manutenzione delle infrastrutture stradali (pavimentazione, piste ciclabili e fermate degli autobus), alla fabbricazione dei veicoli (come autobus, tram e biciclette) o ai servizi accessori. I lavori indiretti sono invece legati alla fabbricazione dei materiali necessari ai lavori diretti o alla loro manutenzione (la produzione di parti di ricambio per biciclette o dei materiali per costruire piste ciclabili), e anche i lavori amministrativi legati alla gestione di questi sistemi di trasporto. Infine, i lavori indotti sono quelli creati quando il livello complessivo della spesa aumenta come risultato di un incremento dell'occupazione diretta e indiretta. Caso emblematico è il recente sviluppo del cicloturismo, che comporta benefici all’intero comparto turistico generando nuovi posti di lavoro per rispondere ai bisogni di ciclisti, a cominciare da servizi alberghieri e di ristorazione.

Infine, un elemento importante nella determinazione di lavoro green è legato al concetto di “lavoro dignitoso”, definito dallo United Nations Environment Programme come “lavoro produttivo, per uomini o donne, svolto in condizioni di libertà, equità, sicurezza e nel rispetto della dignità umana”.

I trasporti pubblici, una miniera per l’occupazione
Definizioni e criteri, però, non rendono bene l’idea quanto gli esempi e le iniziative poi concretamente realizzate: numerosi studi effettuati in Gran Bretagna, Germania e Spagna forniscono dati interessanti per avviare una seria valutazione delle possibilità offerte dalla nuova mobilità.

In Spagna, dati della Commissione europea e dello Sustainlabour and Fundacion Biodiversidad, hanno evidenziato che la nuova mobilità può generare da un minimo di 290 mila a oltre mezzo milione di posti di lavoro green e salutari. Uno studio simile, realizzato nel Regno Unito, ha stimato in circa 450 mila i posti di lavori diretti e indiretti nei settori delle ferrovie, metropolitane, autobus e dell’industria che produce biciclette. Dal confronto tra questi dati e il numero di posti di lavoro totali nei trasporti del Regno Unito, è evidente come le opportunità occupazionali nella mobilità nuova rappresentino circa il 38% del totale dei posti di lavoro. Con una percentuale del 5% nel solo settore ciclistico (un dato analogo è stato riscontrato anche in Spagna).

In Gran Bretagna, inoltre, i numeri forniti dalla Crossrail Ltd sottolineano il ruolo chiave del trasporto pubblico per l’occupazione. Sono infatti previste oltre 14.000 assunzioni nell’ambito del Crossrail project, la nuova ferrovia londinese che collegherà Canary Wharf e il West End, e i principali quartieri finanziari e commerciali della City con l'aeroporto di Heathrow; e altri mille posti saranno destinati a gestione e manutenzione della linea. Inoltre, il recente acquisto da parte della società Transport for London di 600 nuovi autobus diesel ibridi ha creato 50 nuovi posti di lavoro e ne ha salvaguardato 220. Del resto, le stime ufficiali dicono che gli investimenti nella sola rete di trasporti londinese garantiscono oltre 50 mila posti di lavoro in tutto il Paese.

Dall’intermodalità alle due ruote
Ancora in Europa, uno studio condotto in Germania per stimare il potenziale aumento dell’occupazione legato alle politiche per la mobilità ha concluso che, a fronte di un aumento del 10% della quota di trasporto pubblico intermodale, si registrerebbe un +5,3% di occupati in questo settore.

Nel 2006, la Outdoor Industry Foundation ha stimato che negli Stati Uniti solo il ciclismo genera oltre 1,1 milioni di posti di lavoro. In Germania, la stima è di 278 mila posti di lavoro a tempo pieno, compresi esercizi commerciali per la vendita al dettaglio, il settore turistico e la gestione delle infrastrutture. Situazione simile in Austria e Francia, dove sono rispettivamente 18 mila e 33 mila i posti di lavoro associati all’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano.

 

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