Copenhagen: il bike sharing è di design
- Maria Rosa Valetto
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Un bike sharing avveniristico per rivoluzionare l’uso delle bici in città. Dopo l’inaugurazione lo scorso anno della prima autostrada riservata in maniera esclusiva alle due ruote, Copenhagen segna un nuovo punto a favore della mobilità sostenibile. E lo fa grazie a un progetto dell’architetto svizzero Rafael Schmidt, che propone di trasformare questo mezzo in un elemento strutturale dei trasporti e dell’arredo della capitale danese. Con un occhio al design e all’urbanistica d’avanguardia.
Una nuova mobilità
L’idea prevede la sostituzione completa dell’attuale sistema di bike sharing tradizionale, peraltro già piuttosto efficiente, in modo da portare il numero di pendolari che viaggiano in bicicletta dal 37% al 50% entro il 2015. Un’operazione ambiziosa, con un forte impatto sui trasporti, sulla riduzione delle emissioni e sulla salute. In termini di tempo guadagnato, contenimento del traffico e calo degli incidenti stradali, le autorità di Copenhagen stimano un guadagno netto per la comunità di 15 centesimi di euro per ogni chilometro percorso in bici da uno dei suoi 550 mila residenti, a fronte di una perdita netta di 9 centesimi per ogni chilometro fatto in automobile. Se calcoliamo che nella capitale danese usa abitualmente la bici quasi un cittadino su due, ogni chilometro fatto in sella “rende” al Comune circa 4 milioni di euro.
Stiamo parlando comunque di un’operazione per la quale servono ben 25 mila nuove bici, tutte da integrare nel tessuto urbano cittadino. Si tratta di numeri considerevoli anche per una città come Copenhagen, abituata da anni a utilizzare le due ruote come mezzo di trasporto quotidiano alternativo all’automobile. E che ha già investito decine milioni di euro per realizzare un’estesa rete di autentiche bike highway. «Per sistemare e parcheggiare tutte queste bici servono almeno 20 chilometri quadrati di spazio», sottolinea sul proprio sito l’architetto Schmidt. «C’è senza dubbio un rischio elevato di sovraccaricare le piazze, le strade e le stazioni in una città che, in centro, ha una densità di popolazione pari a più di mille abitanti per chilometro quadrato: abbiamo quindi pensato a soluzioni innovative per eliminare o almeno ridurre l’impatto e l’inquinamento visivo».
Efficienza ed eleganza
In che modo? Sfruttando sia le linee verticali sia i diversi “strati” della città. Il risultato è sicuramente affascinante e delinea una concezione del bike sharing che va ben al di là della sua funzionalità o ecosostenibilità: rastrelliere inglobate nella pavimentazione stradale, stazioni di presa e restituzione disposte sotto la superficie dei marciapiedi o addirittura in verticale, lungo le pareti di edifici pubblici, per ottimizzare al massimo gli spazi. La stessa bicicletta, costruita in alluminio, ha un design fluido molto particolare: «la filosofia che c’è dietro è combinare l’utilità e l’efficienza con una linea elegante e moderna. Le bici pensate per Copenhagen non sono né giocattoli vistosi e colorati, né vecchi arnesi ingombranti: devono rispecchiare l’immagine di una città dinamica e positiva, creare un senso di identità forte», continua Schmidt.
Smart bike
Anche l’innovazione e la tecnologia non sono lasciati al caso. Tutti i mezzi sono infatti equipaggiati con un piccolo computer e un sistema di navigazione satellitare Gps. Sono inoltre collegati tra loro attraverso una rete Lan: l’obiettivo è evitare furti e smarrimenti, informare gli utenti in tempo reale sulle condizioni del traffico, il numero dei veicoli disponibili, le rastrelliere e le stazioni di scambio libere. Ogni bicicletta è dotata di un motore elettrico e di una batteria al litio da 26V, capace di garantire un’autonomia fino a 50 chilometri. Tutte le luci sono a Led, in modo da minimizzare i consumi. Infine, è possibile prenotare la propria bici anche da casa o dal telefono cellulare: basta semplicemente una carta di credito e un collegamento a internet.
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