Pedalando e camminando senza fretta

L’ultimo rapporto Aci-Istat sulla sicurezza stradale segnala un calo degli incidenti mortali per ciclisti e pedoni. Ma c’è ancora parecchio da fare per rispettare gli obiettivi fissati dall’Europa per il 2020.
19/01/2015
  • Samyra Musleh
sicurezza stradale

Sulle nostre strade si continua a morire di meno, anche se il calo di incidenti e decessi è più lento rispetto al passato. Miglioramenti per gli “utenti deboli”, ciclisti e pedoni prima di tutto, che però rappresentano ancora la metà delle vittime nei centri urbani. È un quadro in chiaroscuro quello delineato dal nuovo rapporto Aci-Istat sulla sicurezza stradale in Italia. Rispetto al 2012, il numero di incidenti scende quasi del 4%, quello dei feriti del 3%, mentre la flessione del numero delle vittime è del 10%. Complessivamente, rispetto al 2001, si registra un -59% di mortalità per le quattro ruote, -41% per i pedoni, -23% per i ciclisti e -46% per i motociclisti. Siamo comunque ancora piuttosto lontani dagli obiettivi richiesti dal quarto programma quadro europeo 2011-2020.

Con le bici, strade più sicure
Sul fronte delle due ruote, era il 1992 quando ebbe luogo la prima critical mass a San Francisco. Dieci anni dopo sbarcò a Milano e nell’estate di quello stesso anno nella capitale italiana. La manifestazione, che coinvolge centinaia di ciclisti e si dispiega nelle strade ad alta intensità di traffico, è ormai diventata un simbolo attivista della mobilità alternativa. La necessità di ricorrere a mezzi di trasporto ad alto impatto di salute e basso impatto ambientale si sta via via trasformando in un bisogno sociale diffuso. Lo confermano anche i numeri. Calano le immatricolazioni di autovetture rispetto al 2012 (-0,9%) e aumenta l’uso del bike sharing, attivato ormai in 66 dei 116 comuni censiti dal rapporto Aci-Istat. A fronte di una costante crescita della mobilità ciclistica, si assiste a una significativa riduzione della mortalità tra chi va in bici (-14% rispetto al 2012), con il valore più basso di decessi registrato negli ultimi 15 anni (251). Nonostante i miglioramenti, il tasso di coinvolgimento delle due ruote in incidenti su strade urbane ed extraurbane è rimasto fermo al 5%: un dato che, come mette in evidenza la Federazione italiana amici della bicicletta (Fiab), «fa pensare a un effetto autoindotto e non determinato da politiche strutturali».

La sicurezza dei pedoni
Anche il numero di morti tra i pedoni si è ridotto, pur se di poco. Il rischio di infortunio causato da investimento stradale è ancora particolarmente elevato per la popolazione anziana, quella che più spesso si muove a piedi. Come segnala il rapporto Aci-Istat, infatti, le fasce di età più colpite sono quelle di età compresa tra 80 e 84 anni (92 vittime) e tra 75 e 79 anni (1.544 feriti). Nonostante il calo rispetto al 2012, quasi la metà (42%) dei morti in città è un pedone o un ciclista, un terzo dei quali circa perde la vita mentre attraversa sulle strisce. Le politiche di sicurezza urbana e quelle per la tutela di ciclisti, pedoni e motociclisti sono perciò quelle su cui intervenire il prima possibile per diminuire il divario con le altre città europee.

Anche per questo è nata la campagna nazionale “Siamo tutti pedoni”, promossa sotto l'Alto patronato del Presidente della Repubblica da Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil, Osservatorio per l'educazione stradale e la sicurezza della Regione Emilia-Romagna e Centro Antartide. L’iniziativa mira a sensibilizzare i cittadini sulla sicurezza stradale e promuovere un’educazione civica capace di esaltare il valore del camminare per una mobilità più sostenibile, per la salute e per l’ambiente.

 

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