Attività fisica: chi troppa, chi poca

La virtù sta nel mezzo, recita il detto. Stando ai risultati di una nuova ricerca, dovrebbe essere così anche per la quantità di esercizio fisico praticato dai giovani.
29/11/2013
  • redazione
giovani e sport

I livelli ideali di attività fisica per un teenager sono di 1-2 ore, tutti i giorni (fino al doppio di quelli raccomandati dalle linee guida). Ma superare questi limiti può essere controproducente. Questo l’esito di un recente studio internazionale pubblicato sugli Archives of Diseases in Childhood. L’indagine è frutto della collaborazione di vari centri universitari canadesi e svizzeri, che ha coinvolto circa 1.200 adolescenti della Svizzera francese, nell’ambito di un progetto più ampio sugli stili di vita e sul contrasto al doping. Le caratteristiche e le abitudini del nutrito gruppo di giovani sono state esplorate tramite un metodo decisamente congeniale, un questionario via internet. È stato poi indagato il benessere psicofisico, utilizzando il Who-5 Well-Being Index: uno strumento agile, composto solo da 5 domande, ma standardizzato e validato anche in età adolescenziale, con scala da 0 a 25 punti e soglia sotto i 13 a indicare una percezione insoddisfacente.

La distribuzione a U rovesciata
Ecco il profilo medio degli intervistati: età di poco inferiore ai 18 anni, distribuzione equilibrata tra maschi e femmine, obesità o sovrappeso in circa un caso su dieci (una quota abbastanza rappresentativa della situazione reale). Il 44% di loro si dichiara impegnato in discipline di squadra, il 56% in attività individuali. Quanto all’intensità dell’attività fisica praticata, è stata adottata una classificazione in 4 gruppi: livelli bassi (0-3,5 ore settimanali), medi (da 3,6 a 10,5 ore settimanali: una media di 7 ore, secondo le raccomandazioni Oms), alti (da 10,6 a 17,5 ore settimanali, in media 14 ore), molto alti (oltre 17,5 ore settimanali). I punteggi del Who-5 Well Being Index si sono distribuiti secondo una curva a U rovesciata: i punti più bassi della curva identificano quindi gli adolescenti sedentari o molto attivi. E la probabilità che i giovani risultino insoddisfatti delle proprie condizioni di salute è circa doppia proprio tra quelli che si collocano alle due estremità della curva. Tra i due gruppi intermedi, invece, a “sentirsi meglio” sono comunque gli adolescenti che praticano livelli elevati di attività fisica, rispetto a quelli che si accontentano di una media quantità.

Stabilita questa distribuzione, gli autori si sono chiesti quale relazione di causa-effetto la sostenga: il fatto che un adolescente non sia in armonia con il suo corpo, è colpa di scarso o eccessivo movimento? O sono invece i ragazzi con qualche disagio a orientarsi su scelte in eccesso o in difetto? Questo studio non è ovviamente in grado di trovare le risposte definitive, ma rappresenta comunque un ottimo spunto di riflessione per le famiglie (genitori prima, figli cresciuti poi) che faticano a trovare il giusto equilibrio tra un’inguaribile pigrizia e un attivismo esasperato.

 

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