Il futuro delle postazioni di lavoro? Niente sedia o poltroncina girevole, ma un piano di altezza compatibile con il lavoro in piedi.
luoghi di lavoro
A Londra, l’attività fisica sembra essere stata dimenticata. Sebbene la metà della popolazione abiti vicino al proprio luogo di lavoro, infatti, solo il 13% vi si reca in bici o a piedi. Non solo: quasi 2 milioni di londinesi dichiarano di praticare meno di 30 minuti di attività fisica alla settimana. Sono alcuni dei dati contenuti in “Better Health for London”, documento fortemente voluto dal sindaco Boris Johnson.
L’idea è stata lanciata da alcuni ingegneri e architetti della Silicon Valley, ma Ernest Hemingway, Virginia Woolf e Benjamin Franklin lo facevano già: lavorare in piedi per migliorare il proprio benessere psicofisico. La nuova “moda” del lavoro d’ufficio in piedi sta spopolando da qualche anno nella San Francisco hi-tech, ma in effetti è supportata da prove scientifiche solide.
Il lavoro (quando c’è) nobilita l’uomo e, a volte, anche la sua salute. Sì, perché sul posto di lavoro - ambiente spesso associato all’immagine di giornate intere passate seduti alla scrivania o davanti al pc - è possibile “guadagnare salute”, favorendo il movimento e l’adozione di comportamenti sani. Lo dimostrano, pur con qualche fatica, le iniziative e le esperienze che fanno del benessere e di uno stile di vita attivo i principi guida del welfare occupazionale.
È di Bernardino Ramazzini, pioniere della medicina del lavoro, un tentativo ante litteram di evidence based medicine applicato alla relazione tra sedentarietà sul luogo di lavoro e cattivo stato di salute. Nel 1713, infatti, il medico italiano annotava nel suo “De morbis artificum diatriba” (“Le malattie dei lavoratori”): «coloro che fanno vita sedentaria detti perciò in latino sellularii artifices, come calzolai e sarti, patiscono dei suoi mali particolari».
I dipendenti italiani ne sono convinti: praticare esercizio fisico in modo regolare permette di ottenere performance lavorative migliori. È quanto emerge dal Randstad Workmonitor, indagine relativa al primo trimestre del 2014 realizzata in 33 Paesi del mondo da Randstad Holding, gruppo internazionale specializzato in risorse umane. Al sondaggio hanno partecipato anche lavoratori italiani di età compresa tra i 18 e i 65 anni, impiegati per un minimo di 24 ore a settimana.
L’Organizzazione mondiale della sanità definisce “attività fisica” qualunque sforzo esercitato dal sistema muscolo-scheletrico che si traduce in un consumo di energia superiore a quello in condizioni di riposo. Non solo sport quindi, ma anche semplici movimenti quotidiani come andare al lavoro a piedi o fare le scale di casa. Perché la salute passa per le nostre scelte quotidiane, più che per l’abbonamento alla palestra. Avere un corpo tonico, insomma, non corrisponde sempre a un aumento della massa muscolare.