Non calciare quella palla! Ma (a Cesena) giocare per strada non è reato

È davvero necessario emanare un’ordinanza che vieti di giocare a calcio in strada, oppure ci si può affidare al buon senso dei cittadini? Il punto di vista del sindaco di Cesena.
29/09/2013
  • Paolo Lucchi*
vietato giocare a pallone

In questi anni di incontri pubblici e privati e di migliaia di mail ricevute, non è mai successo che un cesenate mi abbia chiesto di limitare il gioco del calcio, in strada, tra i nostri ragazzi. Al contrario, mi capita sempre più spesso di sentirmi dire che ci vogliono più aree per il gioco libero, all'interno delle quali i nostri figli - dei quali ci preoccupa la sedentarietà, l'eccessivo attaccamento alle nuove tecnologie e il fatto che siano sin troppo costretti all'interno di impegni e orari precisissimi - possano vedersi garantiti un po' di quel sano movimento all’aria aperta e di quella socializzazione libera che a noi piaceva così tanto.

Vietato giocare a pallone
Evidentemente, però, non tutte le comunità hanno lo stesso interesse per il gioco e l’attività fisica dei ragazzi. Alcuni giorni fa Gianpaolo Troielli, sindaco di Miradolo, piccolo comune termale del pavese, ha emesso un'ordinanza con il divieto assoluto di tirar calci al pallone sulla pubblica via. Lo ha fatto spiegando che «diversi cittadini hanno richiesto interventi a tutela della tranquillità nelle zone del centro abitato dove i ragazzi, la sera, con il gioco del pallone stavano arrecando danni a cose, a edifici pubblici e privati e molestie alle persone più anziane che riposano negli edifici limitrofi». Una scelta simile è stata fatta anche da Paolo Foti, primo cittadino di Avellino: niente più partite improvvisate per strada o nelle piazze, ha deciso. Pena per i trasgressori, una multa da 50 a 200 euro più «la confisca del pallone e/o dell’attrezzatura usata per giocare».

Ma i primi in assoluto, a quel che mi risulta, a prendere simili provvedimenti sono stati i sindaci di alcuni Comuni dell'hinterland barese. A Bitetto, per esempio, vige un’ordinanza emessa dall’ex sindaco Giovanni Iacovelli e mai revocata dall’attuale primo cittadino Stefano Occhiogrosso. Cosa recita il provvedimento? «Rilevato che sul territorio comunale si manifestano comportamenti che contrastano con la fruibilità del patrimonio civico e di tutto il contesto urbano e visto l’art. 16 comma 2 della Legge n. 689/81, così come modificato dall’art. 6 della Legge n. 125 del 24/07/2008, è vietato giocare a pallone».

Il modello romagnolo
E a Cesena? Da noi esiste un codice della convivenza civile - approvato dal Consiglio comunale nel 2012 - che, all'art. 23 lett. b, recita così: «sul suolo pubblico è vietato eseguire giochi che possano creare disturbo alla viabilità, arrecare danno o molestia a persone, cose o animali, o comunque deteriorare immobili e cose». Inoltre abbiamo altri divieti molto generici, collegati all'impossibilità di «danneggiare il suolo pubblico o di uso pubblico, le attrezzature, gli arredi o gli impianti su di esso o sotto di esso installati». Tutte norme, insomma, che si rifanno al normale buonsenso e sulle quali converrà sicuramente qualunque cittadino.

La mia sintesi? Nel nostro Comune nessuno chiederà mai un'ordinanza per impedire di tirare in libertà due calci ad un pallone ma, se anche dovesse accadere, questa amministrazione non seguirà mai gli esempi di quanto è stato fatto a Miradolo, Avellino o Bitetto.
 

*Paolo Lucchi è sindaco di Cesena.

 

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