In Toscana lo stretching si fa in classe

Distendere il corpo e rilassare la mente tra i banchi di scuola porta benefici già da piccoli: i dettagli dell’esperienza toscana, al suo secondo anno di sperimentazione.
18/09/2013
  • Debora Serra
stretching a scuola

È possibile mantenere alta l’attenzione dei bambini e, allo stesso tempo, avviare un percorso originale di promozione della salute nelle aule delle nostre scuole? La risposta arriva da un’iniziativa toscana che, partita come esperienza locale nella Asl di Pistoia, avvia in questi giorni il suo secondo anno di sperimentazione regionale, nella cornice del programma nazionale Guadagnare Salute. È il progetto “Stretching in classe”, finalizzato a contrastare gli effetti della sedentarietà e di una prolungata posizione (spesso scorretta) tra i banchi di scuola, richiamando l'attenzione sull’importanza dell’attività motoria per favorire il benessere dei ragazzi.

Si tratta di un momento della giornata scolastica in cui 10 minuti di esercizi di allungamento in classe sono abbinati alla compilazione di un questionario individuale. L’obiettivo è stimolare i bambini a una migliore comprensione e consapevolezza delle proprie life skills: ossia l’insieme di quelle abilità cognitive, emotive e relazionali che consentono a ognuno di noi di stare bene con sé e con gli altri, facendo fronte efficacemente alle sfide della vita di tutti i giorni.

L’iniziativa, nel passaggio alla dimensione regionale, prima ha coinvolto oltre 400 bambini delle primarie e secondarie di primo grado per l’anno scolastico 2012-2013 (nel territorio delle Asl di Pistoia, Prato ed Empoli). Per l’anno scolastico 2013-2014, invece, saranno oltre 4000 gli studenti coinvolti, con l’adesione degli istituti presenti nel territorio di altre tre Asl: Siena, Livorno e Firenze.

Il cuore del progetto
Per la sua realizzazione sono stati attivati corsi di formazione rivolti al personale docente, gestiti da insegnanti di educazione motoria e medici dello sport per quanto riguarda la parte pratica, e da esperti del settore per la gestione delle attività sulle life skills. Come racconta Daniela D’Angelo, della Regione Toscana, la formazione è proseguita anche sui giovani partecipanti: «Ciascun bambino ha avuto a disposizione un taccuino informativo sulle life skills e un poster in formato A3 da portare a casa per la condivisione con la famiglia. Un altro poster è inoltre presente in aula, per aiutare lo svolgimento degli esercizi».

Ai classici strumenti educativi sono state affiancate le “domande in un minuto”: 30 quesiti (per esempio: come ti senti i muscoli dopo lo stretching?), ideate per aiutare a riflettere sulle proprie abilità e capacità. Inoltre, come rivela Sandra Vivaldi, insegnante della scuola primaria Carducci di Fucecchio, «la disposizione in cerchio, le discussioni sulla giornata e le difficoltà incontrate si sono rivelate in grado di riportare l’attenzione sul bambino nella sua interezza, allentando le tensioni della classe».

La presenza del poster con gli esercizi da svolgere ha inoltre permesso di centralizzare la figura dei bambini. Dopo aver realizzato un calendario con i turni, sono loro stessi a guidare gli esercizi, dimostrando sia la capacità di rispettare il ruolo del compagno che guida, sia una migliore integrazione con i bambini stranieri e i portatori di handicap presenti in classe. Come racconta ancora Vivaldi, «i bambini hanno mostrato una consapevolezza tale da renderli in grado, a volte, di correggere gli errori degli insegnanti durante lo svolgimento degli esercizi». E anche a livello del rendimento scolastico sono stati notati miglioramenti: «l’attività di stretching è stata molto utile per migliorare la postura dei bambini, aiutandoli a rilassarsi prima di affrontare compiti o interrogazioni». 

Work in progress
Il primo anno di sperimentazione regionale si è rivelata tappa fondamentale per portare il progetto gradualmente a regime e correggere alcune criticità. Tra gli aspetti su cui si è intervenuti, la scarsa partecipazione dei ragazzi al primo anno di scuola secondaria. Come rivela Sandra Vivaldi, «la presenza di ragazzi disattenti e svogliati rendeva difficoltoso lo svolgimento degli esercizi e comprometteva la buona riuscita del progetto». Questo secondo anno si concentrerà dunque sui bambini all’ultimo anno di scuola primaria, con la novità di un protocollo siglato tra Regione e Università (con la facoltà di Scienze motorie) che darà la possibilità di svolgere il tirocinio formativo obbligatorio all’interno del progetto.

La strada è di sicuro ancora lunga, ma è chiaro che la chiave individuata va nella giusta direzione e orienta in maniera salutare le scelte degli adulti di domani. Come ricorda Daniela D’Angelo: «sono tanti i punti chiave a favore del lavoro svolto: dall’utilizzo di modelli di letteratura validati, all’allestimento di strumenti specifici efficaci». E allora non resta che mettersi seduti, in attesa della campanella, per distendere tutte le tensioni di una giornata passata a scuola.

 

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