Lavorare (seduti) stanca. E nuoce alla salute

Lanciate nella California hi-tech, le “standing desk” si stanno via via diffondendo negli uffici di mezzo mondo: postazioni e scrivanie per lavorare in piedi e combattere la sedentarietà.
07/10/2014
  • Samyra Musleh
lavorare in piedi

Immagine: 

credit: Beshef "Circle search"

L’idea è stata lanciata da alcuni ingegneri e architetti della Silicon Valley, ma Ernest Hemingway, Virginia Woolf e Benjamin Franklin lo facevano già: lavorare in piedi per migliorare il proprio benessere psicofisico. La nuova “moda” del lavoro d’ufficio in piedi sta spopolando da qualche anno nella San Francisco hi-tech, ma in effetti è supportata da prove scientifiche solide. Un recente articolo apparso sul Journal of the National Cancer Institute sottolinea come la sedentarietà, anche sul posto di lavoro, sia strettamente connessa a gravi problemi di salute come diabete, tumori e disturbi cardiovascolari. In particolare, stare seduti per circa due ore al giorno comporterebbe un aumento del rischio di sviluppare un cancro al polmone del 6%, al colon dell’8% e all’endometrio del 10%.

L’idea di allestire postazioni lavorative più dinamiche non è quindi solo trendy, ma ha l’obiettivo di ridurre il troppo tempo che passiamo fermi alla scrivania o al pc. Magari in posizioni deleterie per la salute della nostra schiena. Ovviamente è una scelta che comporta una riorganizzazione degli spazi d’ufficio: avremo così meno sedie, scrivanie più alte e cassetti contenitori ad altezza uomo che evitano di inchinarsi troppo spesso per consultare i propri documenti.

Le ragioni per rimanere in piedi
Sono tanti i buoni motivi per adottare simili soluzioni innovative, a cominciare dal fatto che lavorare in piedi significa bruciare più calorie. Uno studio, realizzato nel 2012 dalla School of Kinesiology dell’Università del Minnesota negli Stati Uniti, afferma che l’utilizzo di standing desk sul posto di lavoro fa salire il battito cardiaco di dieci pulsazioni al minuto. Il che significa consumare circa 50 kcal in più all’ora, rispetto a chi lavora seduto. Tre ore al giorno di lavoro in piedi per cinque giorni lavorativi, perciò, ci permettono di bruciare fino a 750 kcal a settimana.

Ma anche l’ergonomia gioca un ruolo importante per la salute. Stare troppo fermi e seduti, magari assumendo posizioni sbagliate, può favorire i dolori vertebrali e indebolire la muscolatura. Inoltre, un’indagine condotta nel 2010 sottolinea come lavorare in piedi incrementi l’enzima “lipoproteina lipasi”, che ha un ruolo nel metabolismo degli zuccheri e nella trasformazione del colesterolo cattivo in quello buono. Rimanere seduti può ridurre la produzione di questo enzima fino al 90%, accentuando così il rischio di ammalarsi di diabete.

Tra moda, prassi e legislazione
Ma che non si tratti solo di ricerca accademica, bensì di un approccio alternativo concreto già sposato dalle imprese più lungimiranti, lo testimoniano le scelte di alcune realtà leader, soprattutto quelle che promuovono il welfare aziendale. Google, per esempio, ha convertito le proprie postazioni e ha messo a punto un “wellness program”. Così come Facebook, che ha munito alcune postazioni di tapis roulant, in modo che - chi lo desidera - può coniugare lavoro e attività fisica. Anche il mondo del design ha risposto a questa nuova tendenza, mettendo sul mercato nuove scrivanie regolabili meccanicamente e sostegni per la schiena; ma non mancano le soluzioni low cost.

L’importante è trovare un giusto equilibrio, perché anche lavorare sempre in piedi può provocare problemi di postura e circolazione, come l’insufficienza venosa (indebolimento delle valvole venose delle gambe, che spingono il sangue verso l’alto e ne impediscono la ridiscesa verso il basso). Questo indebolimento, unito al conseguente accumulo e ristagno di sangue nelle vene e nei capillari, può provocare spiacevoli inestetismi ma anche difficoltà di deambulazione.

Le stesse postazioni da videoterminale, sempre più diffuse nel mondo del lavoro di oggi, devono adeguarsi a una legislazione sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro pensata soprattutto per prevenire i disturbi della vista, non quelli della postura. È vero che l’Inail raccomanda di lavorare in piedi il 30% del proprio tempo con pause di 15 minuti ogni due ore, ma avremmo bisogno di interventi normativi più vincolanti per contrastare la sedentarietà negli ambienti di lavoro. In mancanza dei quali le nostre imprese, pur con qualche lodevole eccezione, stanno facendo ancora poco.

Fare ginnastica senza muoversi
Comunque non è obbligatorio fare jogging su un tapis roulant, come negli uffici di Mark Zuckerberg: si può fare attività fisica anche stando seduti con la ginnastica isometrica. Si tratta di un esercizio di resistenza: anche in assenza di movimento, infatti, i muscoli continuano a lavorare in tensione favorendo la tonificazione di cosce, glutei e addominali. Le contrazioni naturali ci permettono così di svolgere un naturale esercizio fisico passivo, che può essere potenziato seguendo alcuni semplici consigli, come suggerisce l’Istituto di medicina e scienza dello sport del Coni.

Tutti in piedi per migliorare la performance lavorativa
Da non dimenticare infine la produttività sul lavoro, specialmente in quei momenti critici della giornata in cui, complice la stanchezza, può abbassarsi la soglia dell’attenzione. Secondo quanto affermano i ricercatori della Washington University, la rimozione delle sedie nelle postazioni di lavoro - e ancor di più durante le riunioni - può incrementare la reattività, la collaborazione tra i colleghi e addirittura stimolare la creatività. Come descritto in questo studio, pubblicato sulla rivista Social Psychological and Personality Science, l’“eccitazione fisiologica” aumenta stando in piedi, rendendoci tutti più vigili e concentrati.

 

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