Le ricadute economiche di zone pedonali e zone 30

Sistema salute più efficace, meno peso sul Pil, aumento delle vendite al dettaglio.
19/02/2014
  • Debora Serra
Zone 30: le ricadute economiche

Migliorare la qualità della vita dei cittadini nel lungo periodo, garantire sonni più sereni, far girare l’economia e incrementare l’efficienza del servizio sanitario nazionale: la sola restrizione del traffico dentro le città sembrerebbe una ricetta sufficiente. Infatti, se pensiamo che in Europa i soli incidenti stradali sono responsabili, ogni anno, di oltre 35 mila decessi e del ferimento di 1,5 milioni di persone, e che l’Associazione italiana familiari e vittime della strada stima, per il nostro Paese, 300 mila feriti e oltre 20 mila disabilità gravi ci rendiamo conto che il problema non è confinato ai soli dati statistici, ma ha ricadute (pesanti) sull’intero sistema Paese. Basti pensare che l’Oms ha stimato nel 2% del Pil le ricadute economiche legate agli incidenti.

Intervenire dentro le città
Numerosi studi internazionali hanno evidenziato che gli incidenti urbani potrebbero essere ridotti da un maggiore ricorso alle zone 30. È infatti stato attestato che gli effetti dell’impatto tra una macchina e un pedone variano in funzione della velocità del veicolo:

  • a 65 km/h, il pedone coinvolto muore nel 90% dei casi
  • a 50 km/h, muore nel 20% dei casi
  • a 30 km/h, muore solamente nel 3% dei casi.

Un altro studio, pubblicato sul British Medical Journal, ha dimostrato come l’introduzione delle zone 30 porti al dimezzamento della mortalità per l’utenza debole, con vantaggi per l’intera circolazione stradale.

Chi va piano, va sano e va lontano
Questi dati assumono maggiore significato se letti in parallelo ai benefici correlati all’utilizzo delle bici o all’aumento degli spostamenti a piedi, possibili grazie all’introduzione di zone 30 e aree pedonali. La riduzione dei feriti, e il miglioramento della salute legato all’aumento dell’attività motoria quotidiana, migliorerebbe le prestazioni del sistema salute e diminuirebbe la spesa sanitaria, sia quella legata all’incidentalità stradale sia quella del carico di malattia (i Dalys, Disability Adjusted Life Years: anni di vita persi a causa della disabilità).

Inoltre, all’interno delle zone 30 il rumore prodotto dal traffico si riduce di circa il 40%, con il conseguente calo di una serie di problemi legati al rumore di fondo, come la qualità del sonno, le malattie cardiovascolari e i disturbi nel comportamento.

Le esperienze locali
La ricaduta economica portata dall’aumento dell’attività motoria è stata valutata dal Comune di Modena per il progetto europeo Heat (Health economic assessment tools), promosso da Commissione europea e Oms, con l’obiettivo di sperimentare i benefici in salute (ed economici) dell’attività fisica intesa come attività quotidiana e non come sport. Come spiega Simona Arletti, presidente della Rete città sane Oms: «l’amministrazione comunale ha scelto di realizzare una pista ciclabile che collega il centro storico con la zona universitaria e ospedaliera». Il costo dell’infrastruttura è stato di 40 mila euro; tuttavia, attraverso una serie di parametri e indicatori stabiliti da Oms e Unione europea, è possibile valutare in 400 mila euro i benefici in termini di salute. Il che vuol dire che «ogni euro speso dall’amministrazione comunale si traduce in 10 euro di minor spesa del servizio sanitario».

Al contesto londinese si riferisce l’analisi costi/benefici pubblicata sulla rivista Injury Prevention e dedicata specificatamente a vantaggi e svantaggi dell’attivazione delle zone 30. Si tratta di un’indagine unica nel suo genere, dal momento che a Barcellona e in alcune città sono state stimate solo le spese per costruire le rotonde o per installare le telecamere senza tenere conto dei possibili ritorni. A Londra, le uscite - poco più di 59 mila sterline per chilometro di strada adattato a zona 30 - si confrontano con la riduzione del 56% di incidenti fatali, del 26% di quelli gravi e del 22% di quelli lievi. Il guadagno stimato è di quasi 19 mila sterline su un orizzonte di 5 anni e di oltre 67 mila su 10 anni per le strade ad alta incidentalità.

Più in generale, le esperienze realizzate in numerose realtà europee dimostrano che nelle città molto pedonalizzate e con numerose zone 30 i cittadini tendono a preferire l’utilizzo delle biciclette o gli spostamenti a piedi, con ricadute positive sulla salute.

Secondo uno studio condotto nel 2010 a Copenhagen dalla Cycling Embassy, il risparmio sulla spesa sanitaria tra i cittadini che si muovono in bici è quantificabile in 5,51 corone danesi per chilometro percorso, che si traducono in 2 miliardi di corone l’anno (268 milioni di euro), ovvero circa 223 euro a persona. Un chilometro in bici produce quindi un guadagno per la collettività di 1,22 corone (16 centesimi), mentre un chilometro percorso in auto fa perdere 0,69 corone (9 centesimi).

Meno soldi per la benzina, più per lo shopping
Non bisogna infine dimenticare che una minore velocità per le automobili porta a un minor consumo di carburante, con un risparmio immediato per i cittadini. A Buxtehude, in Germania, in seguito all’introduzione delle zone 30, il consumo di carburante è passato da 8,4 a 7,4 litri/km, con una diminuzione del 12%.

Infine, dopo tanti esempi di tagli alla spesa correlati alle zone 30 e alle aree pedonali, il report “Measuring the street” mette in luce come le attività commerciali situate nelle zone a traffico ridotto di New York abbiano incrementato il fatturato dei negozi e degli esercizi, con punte che in alcuni casi hanno sfiorato un aumento del 50%.

 

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