Certificati e controlli medici per l’attività motoria: dove eravamo rimasti

Il decreto “Fare” ha abrogato l'obbligo di elettrocardiogramma per l’attività fisica non agonistica e del certificato per quella ludico motoria. Ma le accelerazioni e le frenate che si sono alternate in questi mesi hanno generato confusione, non solo tra gli addetti ai lavori. Azioni quotidiane ricostruisce la vicenda, fa il punto sulla normativa, analizza il rapporto tra attività agonistica e attività motoria, propone una riflessione sugli aspetti etici e dà voce a chi si trova ad affrontare sul campo conseguenze e contraddizioni di scelte che hanno un impatto significativo sulla vita di milioni di cittadini.
21/10/2013
  • Pirous Fateh-Moghadam
Certificati ed elettrocardiogrammi

Verso la fine di luglio avevamo segnalato con viva preoccupazione le norme contenute nel decreto Balduzzi in tema di certificazioni per lo svolgimento delle attività sportive. La prevista estensione dell’obbligo di certificato per le attività ludico-motorie e di elettrocardiogramma (ecg) per le attività sportive non agonistiche avrebbero provocato sia effetti negativi sulla promozione dell’attività fisica, sia costi molto elevati per la comunità. Un provvedimento lesivo della libertà personale, che trasmetteva un messaggio fuorviante (“fare attività fisica può essere pericoloso”) e per giunta a caro prezzo: solo per l’azienda sanitaria di Trento significava dover eseguire circa 18 mila ecg ogni anno.

Bisogno di chiarezza
Grande è stato quindi il sollievo tra gli operatori di sanità pubblica quando, solo pochi giorni dopo l’entrata in vigore del provvedimento, il decreto “Fare” ha abrogato l'obbligatorietà dell'ecg per le attività non agonistiche e il certificato per quelle ludico-motorie. E allora: allarme rientrato e tutto come prima? Sì e no. Fondamentalmente nulla risulta cambiato rispetto alla situazione precedente da un punto di vista normativo, ma la confusione generata dal susseguirsi di provvedimenti contraddittori e schizofrenici rischia di provocare qualche danno. Tra messaggi incoerenti inviati ai medici e strutture che, nel dubbio, richiedono certificati ed esami preventivi anche per frequentare piscine o palestre, il caos regna spesso sovrano.

Il caso dell’Emilia-Romagna
Ottima, in questo senso, l’iniziativa della Regione Emilia-Romagna che ha appena approvato una delibera di precisazione. Punto di partenza concettuale sono le «inequivocabili evidenze scientifiche che dimostrano l’efficacia dell’attività fisica e motoria nel promuovere la salute (…) per cui occorre evitare frapporre inutili ostacoli a chi intende adottare stili di vita più attivi», rammentando che la finalità per la quale il legislatore ha eliminato gli obblighi prima inseriti è «salvaguardare la salute dei cittadini promuovendo la pratica sportiva».

Per quanto riguarda gli approfondimenti diagnostici che rimangono a discrezione del medico, la regione Emilia-Romagna non ha aggiunto altre informazioni nella propria delibera, anche perché dal monitoraggio effettuato risulta che il ricorso all’ecg a riposo «è risultato fino ad ora estremamente raro, e non si ha motivo di ritenere che in futuro questo atteggiamento debba modificarsi». È comunque opportuno mantenere una certa vigilanza, continuando il monitoraggio delle richieste di ecg: un aumento di indagini per ragioni di tipo “difensivo” (medici poco professionali che prescrivono esami solo per paura di conseguenze legali) è infatti possibile. In tal caso, sarà importante prevedere misure per non esporre i cittadini a esami inutili, costosi e potenzialmente dannosi.

Non medicalizziamo le attività quotidiane
Risulta però abbastanza difficile stabilire criteri, scientificamente solidi e sostenibili, per la richiesta corretta di esami di approfondimento, perché su questo manca un consenso scientifico a livello internazionale. I fautori di un uso più estensivo dell'ecg, al fine di prevenire i rarissimi casi di morti improvvise cardiache, di solito mettono l’accento sulla riduzione del rischio relativo (percentuali  alte), non sui numeri assoluti di casi evitati (numeri bassissimi). Tacciono invece sui possibili danni che l'uso più frequente dell'ecg può provocare: false diagnosi, necessità di altri esami di approfondimento (anche più invasivi) che espongono a inutili preoccupazioni e rischi persone che in realtà sono in perfetta forma. In assenza di informazioni complete, trasparenti e indipendenti da conflitti di interesse, una vera conoscenza rimane ancora fuori portata ed è quindi impossibile giungere a conclusioni razionali.

In ogni caso, considerando le morti cardiache improvvise, solo una piccola percentuale si verifica durante l’attività sportiva (secondo uno studio, nel 5%); la maggior parte avviene invece nel corso di altre attività come tagliare l’erba, coltivare l’orto, cucinare, vestirsi, discutere, dormire, festeggiare ecc. Per ora nessuno si sogna di chiedere certificati medici preventivi o esami “salvavita” per poter fare queste cose. Perché no? Perché sono attività normali e vitali per un essere umano. Esattamente come muoversi con la forza dei propri muscoli. 
 

Pirous Fateh-Moghadam lavora all’Osservatorio per la salute della Provincia autonoma di Trento; è membro del Gruppo tecnico nazionale Passi.

 

Un commento

Certificati et ecg

Condivido l'articolo. Puntualizzo che il semplice ecg sicuramente non riuscirà a prevenire "gli incidenti mortali di natura cardiovascolare", però l'obbligatorietà potrebbe "costringere" tanti ragazzi ad effettuarlo e scoprire eventuali patologie cardiache, non mortali, ma comunque rilevanti (anticipazione diagnostica).

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