In bici il caschetto protegge, ma non è tutto
- Maria Rosa Valetto
L’obbligo del caschetto protegge i ciclisti dai traumi cranici, ma contano anche la sicurezza del traffico e la qualità delle piste ciclabili. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio canadese pubblicato sulla rivista medico-scientifica British Medical Journal, mentre 6 delle 10 province del Paese nordamericano stavano implementando un po’ alla volta la normativa che rendeva obbligatorio il casco protettivo.
L’impatto della legge, ma non solo
«I ciclisti sono particolarmente esposti nel traffico, con un rischio dieci volte maggiore di incidenti rispetto a chi viaggia in auto, circa doppio di eventi fatali. Partendo da queste premesse, ci siamo preoccupati di raccogliere dati a livello nazionale sui ricoveri in ospedale per incidenti in bicicletta», dichiara Jessica Dennis dell’Università di Toronto. Le cifre del National Trauma Registry Minimum Data Set parlano chiaro: dal 1994 al 2003 quando le leggi sono entrate in vigore si sono più che dimezzati i ricoveri per trauma cranico laddove il casco era stato imposto; ma anche dove non erano stati adottati provvedimenti si è osservata una riduzione di circa un terzo.
«La statistica non è stata in grado di individuare un vantaggio per la sicurezza dei ciclisti esclusivamente attribuibile all’uso del casco diventato vincolante per legge. Ma è confortante rilevare che il numero degli incidenti si è ridotto in misura particolarmente marcata tra i giovani e che è poi proseguito per tutto il periodo di osservazione, fino al 2008» sottolinea la ricercatrice. Tutto ciò fa pensare che l’effetto positivo delle normative (l’obbligo del casco riguardava in alcune province solo i ciclisti sotto i 18 anni), si sia sovrapposto a un andamento già in discesa delle conseguenze degli incidenti in bicicletta, interpretabile come un contesto generalmente più sicuro per gli amanti delle due ruote: campagne sulla sicurezza del traffico e miglioramenti delle piste ciclabili.
Senza obbligo, molti rischi
Ma quando il casco non è obbligatorio? La domanda si applica ai ciclisti maggiorenni, se la normativa li esenta, o a chi usa lo skateboard o i pattini a rotelle. E la risposta arriva sulle pagine di Injury Prevention anche questa volta da Toronto, dove evidentemente questi mezzi ecologici “vanno forte”. A giudicare dai risultati di uno studio effettuato nell’estate del 2009 registrando per diretta osservazione sulle strade il comportamento di poco più di 6 mila cittadini, i “giudiziosi” in bici, su skateboard, monopattino o pattini sfiorerebbero solo il 50%: davvero troppo poco, se si considerano i rischi anche consistenti di cadute e collisioni. Guarderebbero con maggior buon senso al casco come scelta di salute e prevenzione le donne e le persone che usano i mezzi per recarsi abitualmente al lavoro.
Aggiungi un commento