La regola dei 2 mila passi, contro il diabete e per proteggere il cuore
- redazione
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Duemila passi al giorno, che corrispondono a una ventina di minuti di cammino spedito, riducono il rischio cardiovascolare del 10% nelle persone con intolleranza glicemica, l’alterazione del metabolismo che di fatto è l’anticamera del diabete di tipo 2. E se i passi fossero 4 mila o 6 mila? Lo studio Navigator (Nateglinide and Valsartan in Impaired Glucose Tolerance Outcomes Research) pubblicato lo scorso dicembre sulla rivista medica Lancet evidenzia un beneficio incrementale, pari a un ulteriore 8% per ogni “pacchetto” da 2 mila passi.
Ci vogliono regolarità e costanza
I ricercatori stavano studiando in oltre 9.000 pazienti con intolleranza glicemica - in età oltre i 55 anni se a rischio cardiovascolare, sopra i 50 anni se con malattia cardiaca già in atto - gli effetti di un antipertensivo (il valsartan) e di un ipoglicemizzante (la nateglinide), ma senza aver ottenuto esiti confortanti: nel controllo del rischio cardiovascolare, infatti, le performance di entrambi i farmaci non erano state migliori del placebo. Ma il disegno dello studio prevedeva che i partecipanti adottassero anche un cambiamento dello stile di vita: perdita di peso, dieta con minore contenuto di grassi e aumento dell’attività fisica. Ed ecco che, dopo 5 anni di osservazione, il camminare con regolarità si è dimostrato una pratica efficace. Non solo: oltre al beneficio progressivo e in relazione diretta con il numero dei passi, è stata descritta una “retromarcia” del tutto simmetrica del vantaggio ottenuto: con 2 mila passi in meno, il rischio cardiovascolare aumenta dell’8%. I risultati di questo studio sono quindi lo spot migliore per un’attività motoria anche leggera, ma quotidiana, regolare e costante.
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