Da domani… non si cambia

Dopo le feste di Natale, la promessa di rigare dritto a tavola e adottare un regime alimentare più sano e “moderato” viene spesso tradita fin dal primo carrello al supermercato.
30/01/2015
  • Maria Rosa Valetto
alimentazione a Natale

Perfino i buoni propositi di inizio anno non sono più quelli di una volta. Ne prendono tristemente atto sulla rivista medica PLoS One i ricercatori dell’Università del Kansas che, misurando i consumi alimentari dopo le feste natalizie, riscontrano il permanere di quantità di cibo eccessive anche nei primi mesi del nuovo anno. Va bene chiudere un occhio durante le feste per recuperare il piacere conviviale e consolarsi con qualche strappo all’austerità, ma poi ci si aspetterebbe un po’ più di giudizio. Sembra invece che i circa 200 clienti fissi di due supermercati situati nella zona settentrionale dello Stato di New York abbiano continuato sino a tutto il mese di marzo a far la spesa per la famiglia come se fosse la vigilia di Natale.

Spese extra per il “junk food”
Ma per capire come sono andate le cose bisogna andare con ordine: per 7 mesi, da luglio 2010 a marzo 2011, sono state tracciate tutte le voci degli scontrini e ciascuna è stata decorata con un opportuno numero di stellette (da nessuna - “scelta salutare” a quattro - “scelta meno salutare”). L’analisi ha distinto tre momenti: le settimane delle vacanze natalizie (dal Thanksgiving day, che cade l’ultimo giovedì di novembre, fino al Capodanno); quelle successive alle vacanze fino a marzo; e infine il restante periodo dell’anno, come riferimento di base. Si sa infatti che la lista della spesa influenza le abitudini alimentari e, sul lungo termine, il peso e il girovita delle famiglie.

La spesa ha iniziato a decollare poco prima del Thanksgiving, e intorno a Natale era cresciuta di circa un terzo. È poi scesa lievemente nei primi giorni dell’anno, per raggiungere verso la fine di gennaio un picco persino superiore a quello osservato a Natale. In soldoni: durante il periodo festivo le famiglie spendono il 15% in più (122 vs. 106 dollari a settimana): un “extra” rappresentato per tre quarti da cibi non salutari. L’analisi del periodo post-natalizio è invece un po’ più articolata. L’aumento della spesa è riconducibile all’acquisto di cibi salutari (+29% rispetto al periodo di riferimento di base; +19% rispetto al periodo festivo), mentre è stabile quello dei cibi meno salutari. Ma questo dato, che potrebbe essere ottimisticamente inteso come un volenteroso tentativo di riconvertirsi alla moderazione, va interpretato alla luce del contenuto calorico degli alimenti acquistati, che cresce - di circa 450 kcal a porzione a settimana - anche tra il periodo natalizio e quello successivo.

Meno sano, ma (troppo spesso) più economico
Le possibili spiegazioni sono varie. Gli autori ipotizzano che la buona volontà non sia agevolata da una scarsa conoscenza e informazione sugli aspetti nutrizionali dei cibi. Oppure dalla difficoltà psicologica a riassestarsi su abitudini più “frugali”, dopo aver apprezzato per settimane i piaceri della tavola. E poi c’è un’ulteriore possibilità, banale ma in linea con le rilevazioni: le grandi offerte e “svendite” di cibi delle feste potrebbero invogliare l’acquisto di prodotti non salutari ma più convenienti.

In ogni caso, i primi giorni dell’anno sono un momento cruciale. Da una parte c’è il rischio che proprio in questo frangente si accumuli qualche chilo in più. È stato infatti ipotizzato che alla base dell’attuale epidemia di sovrappeso e obesità ci sia un incremento dell’apporto calorico sì modesto, ma inesorabilmente progressivo. Dall’altra, questi giorni potrebbero essere sfruttati meglio dal momento che sono in molti a manifestare buona volontà. E si sa: la motivazione è fondamentale per cambiare abitudini e stile di vita. Perché allora non cogliere al volo l’occasione e passare all’azione? «Da domani basta dolci» a volte si porta dietro «la prossima settimana mi iscrivo in palestra» e addirittura anche «oggi… l’ultima sigaretta». Magari anche grazie all’ascolto e ai consigli di medici di base e operatori sanitari.

 

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