La sfida della valutazione
- Maria Rosa Valetto
Quanti ragazzini sanno fare la capriola? Pochi, molto meno di quanto si potrebbe pensare. Comunque, misurare quanti imparano questa o altre abilità del genere a scuola non serve per stabilire se un programma di promozione dell’attività fisica funziona. Battuta a parte, quella della valutazione - in qualsiasi contesto, tra cui appunto la scuola - è una vexata quaestio, di cui si è iniziato a discutere poco meno di un decennio fa e per ora senza soluzioni del tutto soddisfacenti. Le ragioni sono tante, ma si possono ricondurre ad alcune grandi categorie: il numero elevato di variabili da considerare (un intervento di promozione dell’attività fisica è multicomponente e multidisciplinare), la disomogeneità (di contesto, di risorse e di numeri), la difficoltà di individuare esiti misurabili in tempo ragionevole.
Lo ha evidenziato, a suo tempo, il documento Oms “Interventions on diet and physical activity: what works - summary report” e lo confermano le analisi successive, compresa le esperienze italiane a livello locale. Ma in tanti anni di lavoro qualcosa si è raccolto. Per esempio, la Rete per la promozione dell’attività fisica in Piemonte (Rap), nata con il progetto Ccm Azioni per una vita in salute per poi raccoglierne il testimone con l’altro progetto Ccm ComunicAzioni, ha recentemente pubblicato insieme a DoRS (il Centro regionale di documentazione per la promozione della salute della Regione Piemonte) il manuale “Esperienze e strumenti per la promozione dell’attività fisica nella scuola”.
L’esperienza del Piemonte
Maurizio Gottin, responsabile della Medicina sportiva della Asl TO 4, ha seguito fin dall’inizio la pluriennale esperienza. «La sfida si gioca su tre punti: trovare un compromesso tra la metodologia (se troppo rigorosa è difficilmente applicabile) e la sfaccettata realtà del territorio; mantenere il giusto equilibrio fra l’entusiasmo che genera tante, anche troppe, idee o iniziative e la necessità di selezionare quelle efficaci e sostenibili; censire le buone pratiche esistenti per replicarle nel contesto e nelle condizioni appropriate. E il manuale, il primo di una serie focalizzata su vari setting, vuole offrire agli insegnanti e agli operatori sociosanitari un supporto pratico per facilitare la costruzione, la realizzazione e la valutazione di progetti di promozione dell’attività fisica nella scuola». Il manuale presenta 12 progetti. Tutti descritti da altrettante schede, per renderli leggibili e replicabili, grazie all’uniformità di presentazione, e sono accompagnati da tavole sinottiche per contestualizzarli rispetto all’ordine e al grado scolastico. Infine, non trascura di citare altre esperienze regionali, nazionali e internazionali di promozione dell’attività fisica a scuola.
«La creatività italiana emerge dalla grande varietà dei progetti: dai programmi per la promozione e la pratica del trekking (“Dacci un’idea”) e della marcia (“Cammino… leggero”) tra gli studenti della scuola media superiore a quelli che accostano alla promozione dell’attività fisica la sensibilizzazione dei più piccoli, fino al rapporto tra gli uomini e gli animali (“Incanminiamoci”). Non va dimenticato che, nella promozione dell’attività fisica, l’obiettivo educativo e informativo è importante quanto quello pratico. A questo proposito, molti riconoscimenti ha ricevuto il progetto “Magia”, che ha realizzato un videogioco educativo interattivo sui temi dell’attività fisica e dell’alimentazione», afferma Gottin.
La necessità della valutazione
E in tutto questo dove sta la valutazione? «L’attenzione agli esiti c’è e c’era già nelle premesse di tutto il nostro lavoro. Ma mentre valutare il contesto (la comunità scolastica e i suoi bisogni) e il processo (il progetto, il percorso e la partecipazione) è fattibile, appare davvero arduo misurare indicatori di salute e soprattutto le modifiche dei comportamenti. Questo non solo per le caratteristiche intrinseche degli esiti stessi, ma anche per le criticità riscontrate nel corso dei progetti. Una fra tutte, la discontinuità sia per abbandoni in itinere di scuole o classi partecipanti, sia per la mancata replica in più anni successivi. Tutto questo ovviamente gioca contro la valutazione. Un altro punto dolente è la incompleta presenza della medicina dello sport, che invece dovrebbe giocare un ruolo prioritario, almeno dal punto di vista scientifico, nei progetti di promozione dell’attività fisica. Per esempio, nel progetto della Asl TO 4 “Proteggiamo la salute”, replicato annualmente da ben 12 anni, l’attività della medicina dello sport ha consentito di sottoporre a controlli periodici con relative valutazioni circa 2 mila bambini», continua Gottin.
Ma perché valutare un progetto di promozione della salute? «Valutare è necessario per capire e descrivere in quale contesto ci stiamo muovendo, cosa è effettivamente accaduto e con quali meccanismi, se e in che misura si sono raggiunti gli obiettivi, se il progetto tiene conto delle evidenze di letteratura, per indicare quali sono i suoi punti di forza e di debolezza, e per divulgare i risultati. Queste informazioni contribuiscono anche a individuare esempi di buona pratica trasferibili da un contesto a un altro tenendo conto delle variabili proprie di ciascun ambito», sottolinea Alessandra Suglia del DoRS. Proprio avendo in mente la necessità di valutare da una parte e di far tesoro delle esperienze dall’altra, DoRS ha sviluppato la banca dati Pro.Sa, nell’ambito del programma Guadagnare Salute.
Tutti concetti ripresi e sistematizzati in particolare nel capitolo 4 del manuale “Esperienze e strumenti per la promozione dell’attività fisica nella scuola”. «Ogni progetto richiede un processo valutativo ad hoc, pensato e costruito sulla base di criteri metodologici raccomandati. Il processo valutativo inizia dall’analisi del contesto e termina con la valutazione di impatto; dovrebbe includere il punto di vista dei destinatari finali e dei differenti portatori di interesse», ricorda ancora Luisa Dettoni, a sua volta in staff a DoRS.
Appuntamento a Ivrea
Non mancano infine altri punti di forza. «La dimostrazione che a scuola si può collaborare tra professionisti diversi e a vario titolo ritorna anche nel concetto di rete. Ne sono un ottimo esempio i Pedibus, progetti che hanno preso come spunto il percorso casa-scuola per educare sull’attività motoria coinvolgendo insegnanti, genitori, nonni e bambini. Soprattutto dopo tante rielaborazioni, confidiamo che il manuale sia uno strumento in grado di produrre un impatto reale e misurabile», conclude Gottin.
Che ricorda anche l’appuntamento del 20 e 21 settembre a Ivrea, per il convegno “Dalle Parole alle Azioni” ideato per condividere con il territorio alcuni progetti e interventi a sostegno dell’attività fisica realizzati dalla Asl TO 4 o dalle comunità delle Regioni partecipanti. È previsto spazio per il mondo della scuola, con una relazione di Alberto Massasso (dirigente medico di medicina sportiva alla Asl TO 4) sugli interventi di promozione della salute nella scuola e una riflessione sul diritto allo sport dell’assessore del Comune di Asiago, Franco Sella.
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